Steatosi epatica: cosa mangiare?

Con il termine steatosi epatica si intende un accumulo di grasso all’interno delle cellule del tessuto epatico, avvenuto in seguito a un processo infiltrativo o degenerativo.

Il fattore più comunemente associato alla steatosi e alle sue evoluzioni è l’abuso di alcol. Tuttavia molti casi di steatosi sono presenti anche in soggetti non bevitori, in questo caso si parla di steatosi epatica non alcolica (NAFLD).

La steatosi in alcuni casi può evolvere verso forme più gravi fino ad arrivare alla cirrosi.

La steatosi epatica non alcolica è strettamente legata 6 e, quindi, è spesso associata ad altre alterazioni metaboliche, proprie della sindrome metabolica, quali sovrappeso ed obesità, diabete, dislipidemie, ipertensione arteriosa.

Inoltre, la presenza di steatosi epatica non alcolica è spesso associata a stili di vita sbagliati quali ridotta attività fisica e abitudini alimentari scorrette. Tra queste ricordiamo:

  • Dieta eccessivamente ricca di grassi, in particolare saturi;
  • Eccessivo consumo di zuccheri semplici;
  • Carenza di vitamina B12, biotina e acido pantotenico.

Pertanto, in presenza di steatosi, è importante riequilibrare la propria dieta facendo particolare attenzione all’apporto energetico in presenza di sovrappeso e obesità, all’utilizzo di grassi animali, carne rossa, margarina, alcol e dolci.

Sebbene siano da preferire a quelli animali, è bene moderare anche l’utilizzo di grassi vegetali, come l’olio d’oliva, di semi, frutta secca, ecc. Sostituire la carne con il pesce o con i legumi può essere di grande aiuto.

Per potenziare ulteriormente gli effetti benefici di una sana alimentazione si consiglia, come sempre, l’abbinamento ad un regolare programma di attività fisica.

Steatosi epatica: linee guida generali

Essendo la steatosi associata ad alterazioni del metabolismo del glucosio e dei lipidi, all’obesità e a una ridotta sensibilità delle cellule dell’organismo all’azione dell’insulina, gli obiettivi nutrizionali sono mirati a ridurre l’insulino-resistenza i valori di trigliceridi , a migliorare i parametri metabolici e a proteggere il fegato dallo stress ossidativo.

In caso di sovrappeso od obesità, una perdita ponderale del 10% rispetto al peso di partenza si può associare a una normalizzazione degli enzimi epatici e a una riduzione del volume del fegato ingrossato, ma anche un più modesto calo ponderale può migliorare la resistenza insulinica e il contenuto di grasso epatico.

È pertanto consigliabile:

  • Scegliere cibi che contengono tante fibre e pochi zuccheri semplici .
  • Scegliere cibi con un basso contenuto di grassi saturi , privilegiando quelli con un maggiore tenore in grassi monoinsaturi polinsaturi .
  • Cucinare senza grassi aggiunti . Preferire metodi di cottura semplici, come la cottura a vapore, in microonde, sulla griglia o piastra e in pentola a pressione, piuttosto che la frittura, la cottura in padella o bolliti di carne.
  • Evitare periodi di digiuno prolungato e consumare pasti regolari . Preferire tre pasti e due spuntini al giorno per controllare meglio il senso di fame/sazietà e ridurre i picchi glicemici.
  • Su indicazione del proprio medico, o con il suo assenso, è possibile assumere integratori a base di antiossidanti , omega-3 e vitamine , in particolare vitamina E, vitamina C vitamina D , sempre in modo controllato per evitare il rischio di ipervitaminosi

Steatosi epatica: cosa evitare, moderare e preferire

In presenza di steatosi epatica è fortemente consigliato evitare tutti gli alimenti ricchi di grassi e zuccheri semplici. Spesso questi elementi sono nascosti nei cibi di uso comune, per cui è bene prestare attenzione e leggere le etichette dei diversi prodotti.

Sono da evitare per esempio:

  • Superalcolici : liquori, grappe, cocktail alcolici, ecc;
  • Alcolici , compresi vino e birra;
  • Bevande zuccherate come cola, aranciata, acqua tonica, tè freddi, ma anche i succhi di frutta , in quanto contengono naturalmente zuccheri semplici (fruttosio) anche se sulla confezione riportano la dicitura “senza zuccheri aggiunti”;
  • Zucchero bianco e zucchero di canna per dolcificare le bevande, sostituendolo eventualmente con un edulcorante a zero calorie;
  • Marmellata e miele;
  • Frutta sciroppata, candita, mostarda di frutta;
  • Dolci e dolciumi quali torte, pasticcini, biscotti, frollini, gelatine, budini, caramelle, ecc;
  • Prodotti da forno (es. cracker, grissini, taralli, crostini, biscotti, brioches, ecc.) che, tra gli ingredienti, riportano la dizione “grassi vegetali” (se non altrimenti specificato, generalmente contengono oli vegetali saturi come quello di palma e di cocco);
  • Cibi da fast-food ricchi di grassi idrogenati (trans), presenti anche in molti alimenti preparati industrialmente o artigianalmente e nei piatti pronti;
  • Grassi animali come burro, lardo, strutto e panna;
  • Frattaglie animali come fegato, cervello, rognone, animelle e cuore;
  • Insaccati ad elevato tenore in grassi saturi, come salame, salsiccia, cotechino, zampone, oltre alle parti grasse delle carni (con grasso visibile);
  • Salse elaborate, come maionese, ketchup, senape, salsa barbecue.

Altri alimenti possono essere consumati, ma in moderazione. Tra questi troviamo:

  • Uvabananefichicachi mandarini, poiché  sono i frutti più zuccherini . Anche la frutta secca ed essiccata va consumata limitatamente e in porzioni minori rispetto agli altri tipi di frutta;
  • Sale. È buona regola ridurre quello aggiunto alle pietanze durante e dopo la loro cottura e limitare il consumo di alimenti che naturalmente ne contengono elevate quantità (alimenti in scatola o salamoia, dadi ed estratti di carne, salse tipo soia).
  • Patate, che non sono verdure ma importanti fonti di amido. Sono perciò da consumare in sostituzione di pane, pasta, riso e cereali in genere. Possono essere consumate occasionalmente in sostituzione del primo piatto, ma non fritte;
  • Affettati, una o due volte alla settimana purché sgrassati. Tra questi, il prosciutto cotto, il crudo, lo speck, la bresaola e l’affettato di tacchino o di pollo sono da preferire;
  • Formaggi , una o due volte alla settimana in sostituzione del secondo piatto. Tra quelli freschi è bene preferire quelli a basso contenuto di grassi, mentre tra i formaggi stagionati quelli prodotti con latte che durante la lavorazione viene parzialmente decremato, come il Parmigiano Reggiano DOP;
  • Oli vegetali polinsaturi o monoinsaturi come l’olio extravergine d’oliva , l’olio di riso o gli oli monoseme: soia, girasole, mais, arachidi, ecc. A causa del loro elevato contenuto calorico, è buona regola utilizzare un cucchiaino per controllarne le quantità, evitando di versarli direttamente dalla bottiglia;
  • Caffè. Due o tre tazzine al giorno vanno bene, di più potrebbero comportare problemi vari, tra cui difficoltà a prendere sonno, disturbi gastrici e tachicardia.

Sono da preferire e da consumare in abbondanza tutti quegli alimenti a basso contenuto di grassi e zuccheri. Troviamo quindi alimenti freschi tipici della Dieta Mediterranea:

  • Pesce di tutti i tipi, almeno tre volte alla settimana. Privilegiare quello azzurro (es. aringhe, sardine, sgombro, alici, ecc.) e il salmone per il loro elevato contenuto di acidi grassi omega 3;
  • Verdura cruda e cotta da assumere in porzioni abbondanti. La varietà nella scelta permette di introdurre correttamente tutti i sali minerali , le vitamine e gli antiossidanti necessari per la salute dell’organismo. Alcuni ortaggi hanno un tropismo spiccatamente epatico, ossia svolgono un’azione tonica e detossificante sul fegato: carciofi e soprattutto erbe amare , come la cicoria catalogna;
  • Frutta, per l’elevato contenuto di sali minerali , vitamine e antiossidanti . È meglio non superare le due porzioni al giorno, poiché contiene naturalmente zucchero (fruttosio). Preferire quella di stagione e limitare al consumo occasionale i frutti più zuccherini precedentemente citati.
  • Pane, pasta, riso, avena, orzo, farro e altri carboidrati complessi, privilegiando quelli integrali con un più basso indice glicemico.
  • Latte e yogurt scremati o parzialmente scremati.
  • Carne, sia rossa che bianca, proveniente da tagli magri e privata del grasso visibile. Il pollame è da consumare senza la pelle , perché è la parte che apporta più grassi.
  • Legumi (fagioli, ceci, piselli, fave, lenticchie , ecc.), da due a quattro volte alla settimana, freschi o secchi, da consumare come secondo piatto;
  • Acqua (almeno 2 L al giorno), tè, tisane o infusi senza aggiungere zucchero;
  • Erbe aromatiche per condire i piatti.

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