Svezzamento: come crescere in salute

Il latte materno è il nutrimento migliore per il lattante, raccomandato come alimento esclusivo nei primi sei mesi di vita e come principale fonte lattea durante il periodo della diversificazione alimentare fino ai due anni e oltre, finché mamma e bambino lo desiderano.

Intorno al sesto mese il latte materno, da solo, non è più sufficiente a soddisfare i fabbisogni crescenti del lattante. La maturazione del sistema nervoso, gastroenterico e renale conferisce al piccolo la possibilità e la capacità di ricevere anche alimenti solidi, che si differenziano tra loro per densità nutritiva, consistenza e modalità di assunzione.

Lo svezzamento, pertanto, è una tappa indispensabile per impostare buone abitudini alimentari e far sì che il bambino impari a conoscere ed apprezzare nuovi sapori e consistenze diverse.

L’OMS raccomanda di cominciare lo svezzamento non prima dei sei mesi, mentre l’EFSA afferma che l’alimentazione complementare tra i quattro e i sei mesi è comunque sicura.

In linea di massima, si consiglia di non cominciare lo svezzamento prima dei quattro mesi. Tuttavia, ogni bambino è diverso e matura in modo differente, quindi è opportuno fare sempre riferimento alle indicazioni del proprio pediatra per decidere quando iniziare il divezzamento. Naturalmente, iniziare a mangiare i cibi solidi non vuol dire che il bambino debba smettere di bere il latte (materno o artificiale che sia).

Svezzamento: l’importanza dei nutrienti

Nella dieta del bambino, l’apporto energetico dovrebbe derivare per il 40% dai grassi, dai carboidrati, inizialmente, per il 50% fino ad aumentare al 65%, mentre le proteine non dovrebbero superare il 10%.

Il grasso è un importante componente della dieta dei bambini, sia per assicurare un adeguato introito calorico in rapporto alla ridotta capacità gastrica, che per garantire un’adeguata crescita fisica e cerebrale.

Per assicurare la quota di acidi grassi essenziali necessari e raggiungere i livelli di assunzione raccomandati dall’EFSA di grassi Omega-3, importantissimi per lo sviluppo del sistema nervoso, della vista ed anche per la prevenzione delle malattie cardiovascolari in età adulta, è sufficiente inserire almeno due o tre volte a settimana il pesce nella dieta del bambino e privilegiare i grassi di origine vegetale rispetto ai grassi di origine animale.

Gli acidi grassi Omega-3 sono inoltre contenuti nell’olio di lino, nella frutta secca, in particolare nelle noci, e nei semi oleosi.

Per limitare la quota di acidi grassi saturi al 7-10% delle calorie giornaliere totali bisogna limitare i dolci e le carni grasse.

La fibra si trova in tutti i vegetali, ma è soprattutto abbondante nei legumi e nei cereali integrali. L’apporto raccomandato in età evolutiva è di 8,4 g/1000 Kcal. Sotto l’anno di età, invece, è bene non consumare cereali completamente integrali: meglio optare per il semi-integrale. Un elevato apporto di fibra è controindicato durante lo svezzamento.

Tra i micronutrienti più importanti da introdurre durante lo svezzamento troviamo la vitamina D, la vitamina K, il ferro e lo zinco.

La vitamina D è poco presente negli alimenti e per sintetizzarla occorre esporsi al sole, ma difficilmente i bambini nei primi mesi vengono esposti direttamente ai raggi UV. La sua supplementazione è pertanto consigliata a tutti i lattanti, sia quelli allattati al seno che quelli allattati con latte artificiale. La somministrazione di vitamina D è consigliata, in genere, fino al primo anno di vita.

La vitamina K viene somministrata di routine al momento della nascita a tutti i bambini. Sull’opportunità o meno di proseguire la somministrazione non c’è un orientamento univoco da parte dei medici poiché la malattia emorragica tardiva è un’evenienza molto rara, tuttavia, è consigliabile suggerire questa profilassi a tutti i bambini allattati al seno fino al terzo mese.

Il ferro è un minerale importantissimo per la prevenzione dell’anemia. Ferro e zinco, insieme, influenzano lo sviluppo neuronale e cognitivo del bambino e migliorano la funzionalità del sistema immunitario. Fino ai cinque-sei mesi di vita del bambino, il latte è sufficiente per garantire l’apporto di ferro e zinco necessario. Dopo i sei mesi è però fondamentale avviare lo svezzamento, che deve garantire il consumo di carne circa quattro o cinque volte alla settimana (da integrare via via con un buon apporto di pesce, legumi e frutta secca) per assicurarsi buone scorte di tali minerali.

Svezzamento: come impostarlo

Di fatto, non esistono modalità né menu definiti per iniziare lo svezzamento. Diversi modelli alimentari possono infatti portare a soddisfare i fabbisogni nutrizionali del bambino tra i sei mesi e i tre anni di vita. In generale, va favorita l’interazione tra le preferenze della famiglia, le indicazioni del pediatra, il contesto socio-culturale e tradizionale per aiutare il bambino a sviluppare il proprio gusto e le scelte alimentari personali nell’ottica di un’alimentazione corretta ed equilibrata.

La scienza ci rassicura sul fatto che non ci sono alimenti controindicati in assoluto, si possono utilizzare fin da subito anche frutta, come fragole e melone (se di stagione), e il pesce. Anche uova e legumi, che un tempo venivano introdotti molto tardi, sono invece delle ottime fonti proteiche alternative alla carne e adatti, grazie alla loro consistenza, alla bocca del bambino ancora senza denti. È bene ricordare che anche l’introduzione graduale di diverse consistenze è importante per favorire l’apprendimento di sane abitudini alimentari.

Oltre al latte (materno o artificiale), durante lo svezzamento, il bambino deve bere acqua ed evitare bevande con zuccheri aggiunti, che sono un fattore predisponente per lo sviluppo di carie e obesità. Il latte vaccino non è raccomandato nel primo anno di vita per il rischio di sbilanciare l’apporto proteico alimentare complessivo e, inoltre, perché può causare carenze di ferro.

I cibi vanno offerti con il cucchiaino, senza forzare il bimbo e consentendogli eventualmente di toccare il cibo nel piatto o di mangiare con le mani. Non si deve insistere se non gradisce qualche alimento, ma alternare cibi diversi per colore, sapore e consistenza.

Gli alimenti inizialmente non accettati vanno tuttavia riproposti con pazienza in giornate successive, magari preparati in modo diverso. È importante che il bambino mangi seduto e con la schiena eretta (preferibilmente nel seggiolone), per evitare il rischio di soffocamento e per permettergli di partecipare attivamente al pasto, toccando gli alimenti e anche giocando con il cibo.

Entro i nove-dodici mesi il bambino dovrebbe aver provato un’ampia varietà di alimenti e di sapori, abituandosi progressivamente a consumare, oltre al latte materno o artificiale, altri due pasti principali (pranzo e cena) e uno-due spuntini al giorno.

Tenere a mente che il cibo deve essere offerto al bimbo dapprima sempre frullato, poi sminuzzato e infine a pezzettini. La carne deve essere sgrassata, preferibilmente biologica, cotta a vapore, frullata e, se possibile, omogeneizzata. Attenzione però a non eccedere con le proteine: siccome fanno aumentare le cellule di grasso, possono favorire l’obesità nell’età adulta.

Per quanto riguarda il latte vaccino, si consiglia di introdurlo dopo il primo anno di vita, mentre sale e zucchero sono da abolire almeno fino al compimento del primo anno. Procedendo in questo modo, entro il primo anno di vita il bambino dovrebbe aver assaggiato la maggior parte degli alimenti, compresi quelli considerati a maggior rischio.

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