Alimentazione e sostenibilità ambientale: quale relazione tra le due?

Le scelte che compiamo ogni giorno a tavola incidono sulla nostra salute, ma anche su quella del nostro Pianeta. Entro il 2050 si stima che la popolazione raggiungerà i 10 miliardi di individui, per cui la richiesta alimentare aumenterà: la Terra è già sfruttata in termini di risorse, e sarà sempre più difficile andare incontro al fabbisogno energetico di tutti.

Ma non c’è bisogno di disperarsi: per fortuna ciò che fa bene alla nostra salute fa bene anche all’ambiente! Per migliorare l’intero sistema c’è bisogno della collaborazione di tutti, dalle istituzioni, passando per le aziende alimentari, fino al consumatore finale.

Vi siete mai chiesti cosa c’è dietro a un prodotto alimentare? Per la produzione di qualunque alimento sono necessari diversi passaggi, ciascuno con un certo impatto sull’ambiente. Diversi studi hanno mostrato l’impatto ambientale del cibo, in particolare uno studio pubblicato su Science dai ricercatori dell’Università di Oxford mostra come la produzione alimentare sia responsabile di un quarto delle emissioni di gas serra.

Oltre a questo vi sono ripercussioni anche in termini di acidificazione terrestre, eutrofizzazione e occupazione del suolo libero da deserto o ghiaccio. In più si stima che circa due terzi dei prelievi d’acqua siano destinati all’irrigazione. Da non sottovalutare anche la perdita di biodiversità.

Ma cosa si intende per alimentazione sostenibile? Nel 2010 la FAO ha coniato la seguente definizione: sono sostenibili “quei regimi alimentari con un basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza ambientale e nutrizionale e a una vita in salute per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili sono protettive e rispettose della biodiversità e degli ecosistemi, sono accettabili dal punto di vista culturale, accessibili, economicamente eque e convenienti, adeguate, sicure e sane sotto l’aspetto nutrizionale. Inoltre si fondano sull’ottimizzazione delle risorse naturali e umane

Alimentazione e sostenibilità ambientale: le principali problematiche

La sfida principale e più difficile per gli esperti che si occupano di dieta e sostenibilità riguarda la necessità di produrre cibo per tutti, al fine di garantire alimenti sani, sicuri e nutrienti per l’intera popolazione. Con l’aumento demografico si assisterà inevitabilmente ad una maggior richiesta di alimenti, in particolare di proteine.

Per far fronte a tale richiesta, si stima che i terreni agricoli dovrebbero aumentare del 60%, secondo la FAO, anche se tale percentuale secondo altri potrebbe arrivare al 100%. In pratica ci servirebbe un altro pianeta!

Tuttavia non possiamo non tenere conto del più grande paradosso della società moderna, in termini di salute e sostenibilità alimentare: nel mondo abbiamo contemporaneamente in corso un’epidemia di obesità e una grande fetta di popolazione che soffre la fame. Per un individuo malnutrito in difetto, ce ne sono due malnutriti in eccesso: entrambe le condizioni portano a notevoli conseguenze sulla salute.

Un occhio di riguardo va speso per quanto concerne la produzione di gas serra: spesso quando si parla di inquinanti, si punta il dito verso la produzione di energia o ai trasporti. Tuttavia nelle filiere produttive ciò che comporta una maggiore produzione di gas serra sono le attività di agricoltura e sfruttamento dei terreni, responsabili di circa un quarto delle emissioni totali.

A questa quota va aggiunto anche un altro 14% dato dalle attività di allevamento. Una quantità sempre del 14% è data da altre attività, come i trasporti. Bisogna dunque pensare a come migliorare l’efficienza di tutte queste pratiche, che di conseguenza diventerebbero anche più sostenibili.

Ma come si misura l’impatto ambientale del cibo e della sua produzione? Bisogna innanzitutto tenere conto di ogni singola fase della filiera produttiva, e misurare per ciascuno step l’impatto sull’ambiente. Parliamo dunque di tutto il percorso che un alimento percorre dal campo alla tavola (from farm to fork).

Un metodo utilizzato dagli esperti del settore è il Life Cycle Assessment (LCA) che permette di quantificare i carichi in termini energetici e ambientali di un determinato processo nella filiera alimentare.

Per rendere comprensibile l’impatto che ogni fase di produzione ha sull’ambiente, viene utilizzato il concetto di footprint (impronta), che viene declinato in diversi aspetti:

La Water foodprint (impronta idrica) indica l’acqua dolce utilizzata o inquinata per produrre un alimento, tenendo conto anche del punto di prelievo. La Carbon footprint (impronta di carbonio) fa riferimento alle emissioni di gas serra lungo la filiera, e si esprime in grammi di CO2 equivalenti. La Ecological footprint (impronta ecologica) rappresenta la misura della quantità di terra o di mare utilizzata e la capacità di rigenerarla.

Alimentazione e sostenibilità ambientale: quali soluzioni?

Prima di parlare di soluzioni per migliorare l’impatto ambientale degli alimenti, bisogna capire su quali processi bisogna agire: coltivazione, allevamento, trasformazione, imballaggio, trasporto e cottura sono tutte fasi del ciclo di produzione che possono contribuire all’impatto ambientale dato da un alimento.

Scegliere certe modalità di coltivazione o allevamento rispetto ad altre può avere un forte impatto sulla riduzione delle diverse footprints, di cui ho parlato precedentemente. Un’altra strategia utile può essere quella di lavorare sulla shelf life dei prodotti: migliori sono le modalità di conservazione, più si può risparmiare in termini di trasporto e imballaggio.

Di fondamentale importanza la riduzione dello spreco alimentare: secondo la FAO è circa un terzo di tutto il cibo prodotto che viene perso o buttato. Parliamo di 1,3 miliardi di tonnellate ogni anno, pari ad una perdita economica di circa 680 miliardi di dollari nei paesi sviluppati e di 310 miliardi nei paesi in via di sviluppo.

In particolare le perdite maggiori sono a carico di frutta e verdura, insieme ai tuberi (circa il 40-50% del prodotti), seguiti dal pesce che raggiunge il 35% del suo peso, il 30% per i cereali e il 20% per semi oleosi, carne, latte e derivati.

Lo spreco dipende anche dall’area geografica in cui ci troviamo: se nei paesi in via di sviluppo le perdite maggiori avvengono nelle fasi di produzione, a causa di scarsa disponibilità di mezzi agricoli all’avanguardia e di mezzi di conservazione, nei paesi più ricchi le perdite si concentrano nella fase di distribuzione e di consumo finale.

Il consumatore in particolare ha un ruolo primario nella riduzione dello spreco alimentare, per cui è bene che ciascuno di noi modifichi le proprie abitudini alimentari verso un’ottica più consapevole e sostenibile.

Quali sono dunque le soluzioni che si possono adottare per migliorare la sostenibilità delle filiere alimentari? Il comune denominatore che accomuna tutte le soluzioni sono un aumento dell’efficienza, produttività e resa economica nel lungo termine, minimizzando l’impatto ambientale.

Si può parlare ad esempio di agricoltura di precisione, dove si effettuano una serie di misure precise delle condizioni del suolo, del clima e delle risorse disponibile al fine di progettare per ogni singolo caso le soluzioni migliori per la produttività e la sostenibilità. Il vantaggio di questa pratica non è solo a favore dell’ambiente, ma anche dei lavoratori, che possono lavorare con minor fatica.

Nell’agricoltura di precisione vengono utilizzati sistemi GPS molto sofisticati che permettono di calcolare la quantità di campo da arare e in quale momento è migliore agire, ma anche i droni trovano impiego in questo modello monitorando la crescita dei prodotti e la condizione dei terreni, di modo da modulare anche la dose di fertilizzante idonea da utilizzare. Viene anche calcolato con precisione l’apporto d’acqua da utilizzare, evitando sprechi.

Il contro di queste pratiche innovative è il costo, che rimane elevato e non permette la diffusione su scala globale di queste strategie.

Un’altra soluzione è quella di scegliere alimenti che abbiano un minor impatto ambientale, quali frutta e verdura, cereali e derivati, legumi, uova e frutta secca a discapito di carne, pesce e formaggi. Di fatto la piramide alimentare e la piramide ambientali sono speculari e opposte: ciò a ribadire che ciò che fa bene alla nostra salute, fa bene anche al Pianeta.

Alimentazione e sostenibilità ambientale: cosa mangiare?

Dunque, al netto dei fatti, cosa si può fare nella vita di ogni giorno per prendersi cura della propria salute e di quella dell’ambiente? Come abbiamo già visto le due cose vanno di pari passo, quindi è bene compiere scelte oculate per noi e per la Terra.

Un esempio è quello di ridurre il consumo di carni, specialmente quelle bovine, latte e latticini per ridurre la nostra personale impronta di carbonio di circa due terzi. Sembra poco se pensiamo solo ad un individuo, ma se la maggioranza delle persone adottasse questa abitudine, l’impatto globale sarebbe enorme.

In generale è bene seguire le indicazioni rappresentate dalla doppia piramide: tanta verdura e frutta fresca di stagione, preferibilmente locali, meno carne e prodotti ultra processati ricchi di zuccheri. In generale dispettando le Linee Guida per una sana alimentazione si è già in grado di fare un grande favore all’ambiente.

Occhio vigile alle etichette alimentari, per ottenere informazioni circa le modalità di consumo e di conservazione, al fine di evitare di farlo andare a male e quindi riducendo lo spreco alimentare. Importante è organizzare i prodotti in frigorifero e in dispensa, per capire cosa abbiamo già a disposizione ed evitare l’acquisto di alimenti in eccedenza. Utilissima può essere l’impostazione di un menù settimanale.

Esiste dunque una dieta per l’ambiente? La risposta è sì, ed è la Dieta Mediterranea, di cui ho già parlato in questo articolo. Tuttavia è stata coniata anche una dieta planetaria nel 2019, regime messo a punto da un gruppo di esperti in nutrizione e sostenibilità provenienti da 16 diversi paesi e riuniti nella EAT/Lancet Commission.

Lo studio pubblicato da tale commissione mette in luce le differenze abissali tra le diverse aree geografiche, puntando i riflettori sulle sfide più importanti da affrontare nel prossimo futuro per preservare e migliorare la salute dell’uomo e del pianeta, creando appunto una dieta specifica.

Ti è piaciuto l’articolo? Ora inizierai a cambiare le tue abitudini per far bene a te e al Pianeta? Se vuoi sapere qualcosa in più sulla sostenibilità ambientale, ti consiglio questo video! Altrimenti, se hai bisogno di un professionista che ti segua per migliorare il tuo stile di vita, prenota un appuntamento qui!                                 

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