Vitamina D: perchè è importante?

Il termine vitamina D si riferisce ad un gruppo di pro-ormoni liposolubili derivati del ciclopentanoperidrofenantrene. Le due forme principali sono: il calciferolo (vitamina D3) e l’ergocalciferolo (vitamina D2).

Il calciferolo è presente in diversi alimenti di origine animale e può anche essere sintetizzato nella pelle sotto azione dei raggi UV. L’ergocalciferolo è presente in alimenti di origine vegetale e deriva dall’ergosterolo.

La sintesi di vitamina D dipende:

  • Dallo spessore e dalla pigmentazione della pelle
  • Dalla qualità ed intensità delle radiazioni UV (sono efficaci per la sintesi solo le radiazioni comprese tra 290 e 315 nm)
  • Dalla superficie esposta
  • Dalla durata dell’esposizione

La vitamina D può essere sintetizzata ed accumulata nei mesi estivi così da mantenere un adeguato livello circolante anche nei mesi invernali. Se la sintesi endogena risulta insufficiente, a causa di specifiche condizioni climatiche, abitudini di vita, o età, è necessario un apporto aggiuntivo di vitamina D con la dieta o con la supplementazione.

Il ruolo principale della vitamina D è quello di mantenere un’adeguata mineralizzazione dello scheletro: essa controlla le concentrazioni sieriche di calcio e fosforo.

In particolare, la vitamina D aumenta l’efficienza dell’assorbimento intestinale di questi minerali in sinergia con l’ormone paratiroideo

Altre funzioni fisiologiche della vitamina D sono:

  • Regolazione del differenziamento cellulare e della funzione neuromuscolare
  • Ruolo nello sviluppo del feto e nello sviluppo osseo durante l’infanzia
  • Ruolo nella regolazione del sistema renina-angiotensina, ciò potrebbe avere profonde implicazioni in alcune forme di ipertensione

Vitamina D assorbimento, carenza ed eccesso

La vitamina D ingerita con la dieta, derivante da supplementi o alimenti fortificati è incorporata nei chilomicroni e assorbita nel sistema linfatico.

La carenza di vitamina D è un importante fattore di rischio per l’osteoporosi e le patologie croniche. La vitamina D contribuisce alla prevenzione delle fratture attraverso il mantenimento della densità minerale ossea e agendo sulla componente muscolare.

La supplementazione con vitamina D e calcio sembra utile nel prevenire le fratture nelle persone anziane e nella prevenzione dell’osteoporosi. La carenza di vitamina D è stata correlata al rischio di diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari.

La carenza inziale di vitamina D comporta: minore concentrazione sierica di calcio e fosforo, iperparatiroidismo secondario aumento dell’attività della fosfatasi alcalina nel siero. Nei casi più estremi si possono avere convulsioni da ipocalcemia.

I segni carenziali tardivi sono invece i seguenti: inadeguata mineralizzazione dello scheletro (rachitismo nei bambini o osteomalacia e osteoporosi negli adulti), debolezza muscolare, dolori e deformazioni alle ossa.

Soggetti a rischio di carenza di vitamina D sono:

  • Gli obesi: una volta sintetizzata o ingerita, la vitamina D è depositata nelle riserve di grasso corporeo
  • I soggetti con sindrome di malassorbimento di grassi
  • Le persone con infiammazioni intestinali
  • Gli anziani hanno una ridotta capacità di sintetizzare vitamina D
  • Le donne in post-menopausa
  • I soggetti con una limitata esposizione al sole
  • Le persone dalla pelle nera: la schermatura data da essa determina una minore sintesi di vitamina D per effetto della esposizione al sole

La tossicità della vitamina D è rara, ma può rappresentare un serio problema nel caso in cui si verifichi. L’ipercalcemia è il criterio che viene usato per la diagnosi della tossicità della vitamina D. Il primo sintomo, infatti, è un aumento del rapporto tra calcio e creatinina nelle urine indice di ipercalcemia e dei problemi ad essa associati.

Segni di intossicazione acuta e cronica sono rappresentati da nausea, diarrea, poliuria, perdita di peso, ipercalcemia, ipercalciuria, nefrocalcinosi, ridotta funzione renale e calcificazione dei tessuti molli.

Vitamina D: fonti alimentari e apporti di riferimento

La principale fonte di vitamina D nella dieta italiana è rappresentata:

  • Dal gruppo “Carne e derivati” che fornisce il 37% della vitamina D assunta (20% dalla carne di manzo)
  • Dal gruppo “Pesce e prodotti della pesca” (20%)
  • Dal gruppo “Latte e derivati” (10% di cui 7% dai formaggi)
  • Dal gruppo “Uova” (19% della vitamina D assunta)

Un alimento particolarmente ricco di vitamina D è l’olio di fegato di merluzzo, ma di norma esso viene consumato solo come supplemento. Contengono discrete quantità di vitamina D i pesci, specialmente quelli grassi come l’aringa, il tonno fresco e il salmone in scatola.

Tra le carni quantità apprezzabili si ritrovano solo nel fegato di suino.

Il burro ha un contenuto poco apprezzabile, così come i formaggi grassi. Anche le uova intere di gallina ne contengono in quantità trascurabile.

Come livelli di assunzione di riferimento sono stabiliti: AR (10 μg) , PRI (15 μg), UL (100 μg).

Vitamina D: effetti sulla salute

A livello epidemiologico vi sono alcuni dati a favore di effetti della vitamina D sul rischio di malattie cronico-degenerative e cardiovascolari.

E’ stato dimostrato che alte concentrazioni di vitamina D possono diminuire il rischio di cancro, in particolare l’adenoma colon-rettale. Inoltre la carenza di vitamina D sembra associata anche al rischio di tumore alla prostata, alla mammella, alle ovaie e ai linfomi.

La vitamina D, è un potente modulatore del sistema immunitario.

In diversi studi è stata mostrata una correlazione tra la concentrazione di vitamina D attiva e un diminuito rischio di sviluppo di malattie autoimmuni come la sclerosi multipla e artrite reumatoide oltre che nella patologia diabetica.

Il ruolo preventivo della vitamina D nei confronti delle malattie croniche si osserva con assunzioni più elevate di quelle raccomandate (20-25 μg/d, 800-1000 IU).

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