Alimentazione nell’anziano: un’arma per la prevenzione

Negli ultimi anni si sta assistendo ad un allungamento della vita media e ad un conseguente aumento di persone anziane, grazie ai progressi della medicina ed alle migliorate condizioni igieniche ed alimentari.

Di conseguenza un’attenzione sempre maggiore va data a questa fascia di popolazione allo scopo di migliorarne la qualità della vita. Uno dei fattori sul quale si può agire in questo senso è rappresentato da una corretta alimentazione.

Malgrado la presenza di una quota rilevante di soggetti anziani obesi, il principale problema nutrizionale in età senile è rappresentato dalla riduzione dell’introito alimentare e dalla perdita di una motivazione a mangiare.

Purtroppo vari fattori possono interferire negativamente sullo stato nutrizionale della persona anziana:

  • Modificazioni anatomiche funzionali a carico degli organi e apparati e rallentata metabolizzazione dei nutrienti con riduzione dei secreti digestivi, della mobilità e dell’assorbimento intestinale;
  • Perdita di appetito legata a fattori psicologici, all’utilizzo di farmaci, alla presenza di patologie o ad un’alterata percezione del gusto e dell’olfatto;
  • Scarsa motivazione nel dedicare tempo a cucinare;
  • Ridotta sensazione di sete;
  • Perdita della dentizione e conseguente presenza di protesi dentarie.

La diffusa opinione che l’anziano debba mangiare in modo sensibilmente diverso rispetto all’adulto è errata. Infatti, salvo specifiche controindicazioni (diabete, dislipidemie, iperuricemia, obesità, ecc.), valide anche per le età precedenti, l’alimentazione indicata nella terza età non differisce qualitativamente da quella dell’adulto, anche se il fabbisogno energetico diminuisce.

Alimentazione nell’anziano: energia, macronutrienti e alcol

Nell’età geriatrica si verifica la progressiva riduzione della massa magra, in particolare della massa cellulare metabolicamente attiva ed un incremento e ridistribuzione della massa grassa (localizzazione prevalentemente addominale).

Ciò comporta una riduzione del metabolismo basale, che unito alla riduzione della spesa energetica legata all’inattività fisica, comporta una diminuita necessità energetica.

L’apporto proteico per l’anziano è pari a 1,1 g/kg di peso corporeo al giorno.

Per gli anziani la possibilità che il bilancio di azoto si negativizzi, per situazioni di stress o di malattia, è molto alta ed è quindi importante che la dieta comprenda un congruo apporto proteico. É opportuno garantire, pertanto, introiti superiori a quelli indicati per gli individui adulti. Per questa fascia di individui, infatti, si presenta la necessità di stabilire indicazioni non legate alla copertura del fabbisogno metabolico ma rivolte alla prevenzione. Nella scelta delle proteine andranno privilegiate quelle a più elevato valore biologico.

La quota di lipidi nella dieta corrisponde al 20-35% dell’energia totale.

La quantità totale di lipidi da assumere non è diversa da quella raccomandata per gli adulti, con una limitazione per i grassi saturi ad un valore inferiore al 10% dell’energia totale della dieta.

Importante è, inoltre, garantire un adeguato apporto di grassi polinsaturi omega-3 vista la loro influenza positiva sul sistema immunitario, sul rischio cardiovascolare e su una probabile riduzione del rischio di declino cognitivo.

I carboidrati devono rappresentare il 45-60% dell’energia totale della dieta, insieme ad almeno 25 g di fibra al giorno.

L’apporto consigliato di carboidrati non cambia con l’avanzare dell’età. La preferenza dovrà essere data agli alimenti con più basso indice glicemico, mentre il consumo di zuccheri semplici andrà limitato a meno del 15% per la maggiore frequenza con cui si manifestano nell’invecchiamento le alterazioni del metabolismo glucidico.

Importante è ricoprire l’apporto di fibre vegetali, visto che la riduzione dell’attività peristaltica, la vita sedentaria e la riduzione dell’apporto di liquidi nella giornata possono essere causa di stipsi nell’anziano, con peggioramento della qualità di vita ed un maggiore rischio di patologie intestinali.

Per quanto concerne l’alcol, esso è una molecola potenzialmente tossica per l’organismo, il cui effetto aumenta con l’aumentare delle quantità assunte. Pertanto non è possibile individuare quantità raccomandabili sicure per la salute.

Tuttavia è possibile definire delle quantità legate al consumo: consumo a basso rischio, consumo a rischio, consumo dannoso. Un consumo a basso rischio per gli anziani prevede una quantità inferiore a 1 Unità Alcolica (UA) al giorno, corrispondente a 10-12 g di etanolo.

Ovviamente tutte le bevande alcoliche andranno evitate in presenza di patologie e condizioni per le quali è prevista una loro eliminazione.

Alimentazione nell’anziano: vitamine, minerali e acqua

Per un ottimale equilibrio psicofisico è importante anche un’adeguata presenza nella dieta dell’anziano di tutte le vitamine.

Numerosi studi hanno dimostrato che gli anziani hanno spesso un insufficiente apporto di vitamine del complesso B, di vitamina D e C.

Spesso la carenza di vitamina B12 e acido folico può essere secondaria all’abuso di alcol, all’assunzione di farmaci o ad una gastrite atrofica, condizione frequente nell’anziano. Una diminuita quantità di carne nella dieta piò inoltre ridurre l’assunzione di vitamine del gruppo B. Il consumo ridotto di latte e derivati, insieme ad una mancata esposizione al sole ed una diminuita attività fisica, può causare una carenza di vitamina D e calcio. Lo scarso consumo di frutta ed un’errata cottura dei cibi (cottura prolungata in molta acqua, riscaldamenti ripetuti delle porzioni avanzate, uso di temperature eccessivamente alte), può causare un insufficiente apporto di vitamina C.

Per assicurare un adeguato introito di vitamine con gli alimenti è indispensabile inserire nella dieta cibi freschi quali verdure e frutta. Non devono mancare latte fresco, carne, pesce e uova.

Gli apporti consigliati per le vitamine, comunque, sono quelli previsti per la popolazione adulta, ad eccezione della vitamina B6 e della vitamina D. Per la vitamina B6 sono previsti 1,7 mg/giorni negli uomini e 1,5 mg/giorno nelle donne. Per quanto riguarda la vitamina D, nella popolazione anziana della fascia 60-74 anni sono previsti gli stessi livelli di assunzione della popolazione adulta (15 μg al giorno); per la fascia di età over 75 anni, invece, è previsto un aumento a 20 μg al giorno, dato che a questa età è più alto il rischio di carenza per ragioni sia metaboliche che ambientali.

Numerosi sali minerali sono fondamentali nella dieta dell’anziano. Tra i più importanti vi sono il calcio, il ferro e lo zinco.

L’apporto di calcio nell’anziano deve essere di 1200 mg/giorno.

La carenza nella dieta favorisce l’insorgenza di osteoporosi, causa di fratture. Per evitare il rischio di osteoporosi si consiglia di:

  • Consumare alimenti ricchi di calcio;
  • Consumare caffeina in quantità moderata;
  • Prestare attenzione a diete con più di 35 g di fibra al giorno;
  • Bere acque minerali carbonato-calciche;
  • Evitare l’abuso di alcol;
  • Ridurre il consumo di sale aggiunto e alimenti ricchi in sodio;
  • Non fumare;
  • Effettuare un moderato e costante programma di esercizio fisico;
  • Esporsi al sole.

Il livello di assunzione di ferro nell’anziano deve essere di 10 mg/giorno.

La carenza è causa apatia, facile affaticamento, glossite. Pertanto è importante che nella dieta si rispetti la quantità raccomandata, che comunque non varia rispetto a quella prevista per gli uomini adulti e per le donne in menopausa.

L’apporto di zinco è diverso per l’uomo (12 mg/giorno) e per la donna anziana (9 mg/giorno).

Spesso gli apporti alimentari di zinco risultano carenti nell’anziano a causa della ridotta assunzione di proteine animali, al ridotto assorbimento intestinale, all’aumento delle perdite, a causa di trattamenti farmacologici o in corso di malattie. La carenza comporta ridotta cicatrizzazione delle ferite, inappetenza, deficit immunitari o dello stato cognitivo.

Oltre ai micronutrienti è fondamentale l’idratazione: un adeguato apporto di liquidi può prevenire la disidratazione. Questa può essere dovuta in parte ad una diminuita risposta allo stimolo della sete e in parte alla minore capacità di concentrazione renale. L’assunzione adeguata di acqua per gli anziani è di 2500 mL per gli uomini e di 2000 mL per le donne, valori che non differiscono per quelli fissati per gli adulti.

Alimentazione nell’anziano: raccomandazioni dietetiche

Dopo aver visto tutto ciò che riguarda macro e micronutrienti, insieme all’apporto di liquidi, ecco una serie di raccomandazioni dietetiche per l’anziano:

  • Consumare una dieta variata e appetibile;
  • Evitare il ricorso troppo frequente a pasti freddi, piatti precotti;
  • Scegliere gli alimenti sulla base delle condizioni del proprio apparato masticatorio, anche per facilitare il processi digestivi che nell’anziano sono meno efficienti, e prepararli in modo adeguato come ad esempio: tritare la carne, grattugiare o schiacciare la frutta ben matura, preparare minestre, purea e frullati, scegliere un pane morbido o ammorbidito in un liquido, ecc.;
  • Evitare pasti pesanti e frazionare l’alimentazione in più pasti nell’arco della giornata, inserendo piccoli spuntini;
  • Fare una prima colazione comprendente anche latte o yogurt;
  • Mantenere un peso accettabile, continuando a mantenere, se possibile, un buon livello di attività motoria;
  • Evitare di abusare di condimenti, soprattutto quelli animali, e dolci;
  • Scegliere frequentemente il pesce e le carni bianche;
  • Preferire il consumo di formaggi freschi o di ricotta non eccedendo con il consumo di formaggi stagionati che, anche se ricchi di calcio, vanno limitati a non più di 2 volte a settimana per l’alto contenuto di grassi saturi e colesterolo;
  • Consumare tutti i giorni frutta e ortaggi freschi ed almeno 2 volte a settimana un piatto di legumi;
  • Bere frequentemente acqua nel corso della giornata, anche prima di avvertire lo stimolo della sete che nell’anziano diventa meno pronto e sensibile;
  • Non esagerare nel consumo di bevande alcoliche;
  • Limitare il consumo di sale da cucina e di alimenti particolarmente ricchi di sodio (salumi, alimenti in scatola, formaggi).

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